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Le strade e i ponti che hanno fatto la storia di Losone

Le infrastrutture stradali fuori e dentro i confini comunali hanno segnato lo sviluppo di Losone nel corso dei secoli.

Negli ultimi anni si susseguono i cantieri sulle strade ticinesi. Le infrastrutture stradali devono, infatti, essere costantemente rinnovate e adeguate ai continui cambiamenti di esigenze della popolazione.

 

Sin dall’antichità le vie di comunicazione hanno sempre svolto un ruolo centrale nel favorire e promuovere lo sviluppo della società. In particolare, la diffusione della civiltà greco-latina in Europa è spesso andata di pari passo con l’avanzare delle strade romane. È stato calcolato che al suo apice l’Impero romano poteva vantare tra i 300’000/400’000 chilometri di strade, di cui almeno 85'000 lastricate.

 

Le strade più importanti non attraversavano, però, il Ticino. In quell’epoca le vie di traffico principali, che partiva da Milano e risalivano le Alpi, passavano ancora per i Grigioni e il Vallese. Si può, in ogni caso, immaginare che anche il nostro Cantone avesse già allora un reticolo di strade locali, le viae vicinales. Queste “vie vicinali” erano gestite dalle amministrazioni locali e mettevano in collegamento un vicus, un villaggio, con un altro.

 

A Losone e nel resto della regione queste strade rurali furono per secoli, per non dire millenni, le uniche vie di transito a disposizione. Tuttavia, il ruolo delle infrastrutture stradali non è stato meno significativo per lo sviluppo del nostro Comune rispetto al resto del Cantone, soprattutto a partire dal Settecento. 

 

Quando pensiamo alle strade che hanno fatto la storia di Losone, la mente va immancabilmente alla Strada dei Polacchi, di cui proprio lo scorso anno abbiamo celebrato l’Ottantesimo anniversario dalla sua costruzione. Eppure, sono molte di più le infrastrutture viarie che hanno segnato le vicende del nostro Comune.


Il Locarnese fuori dall’isolamento

La prima importante infrastruttura che ha marcato la storia di Losone non sorge sul territorio del Comune e neppure del Locarnese. Nel 1815 fu completato il nuovo Ponte della Torretta che, unendo nuovamente il centro di Bellinzona con la sponda destra del fiume Ticino, reinserì Locarno nei circuiti commerciali europei.

 

Era da trecento anni che la Turrita e il Locarnese non avevano un collegamento diretto. L’originario Ponte della Torretta era stato, infatti, travolto dall’ondata d’acqua e fango della Buzza di Biasca nel 1515.

 

Il ponte era stato costruito durante il Rinascimento da Ludovico il Moro, quando le terre ticinesi erano ancora parte dello Stato di Milano, e il cronista dell’epoca Francesco Muralto lo aveva definito come uno dei più belli del Paese. All’inizio del Cinquecento, però, al governo milanese era subentrato quello della vecchia Confederazione che lasciò il ponte in rovina.

 

Locarno, fino ad allora una ricca città di mercato, vide i commerci spostarsi sulla sponda opposta del Lago Maggiore. Infatti, ancora nella seconda metà dell’Ottocento l’asse Nord-sud lambiva il nostro capoluogo. Le merci e i viaggiatori provenienti o diretti ai passi ticinesi del San Gottardo e del Lucomagno e quello grigionese del San Bernardino non passavano per Monteceneri, ma prendevano il Lago Maggiore.

 

Quando il vecchio Ponte della Torretta fu distrutto, Magadino divenne l’unico porto d’attracco e la principale porta d’ingresso nella Confederazione.

 

Da un ponte all’altro

Losone come quasi tutto il Locarnese rimase escluso dalle principali vie di comunicazioni per secoli. Quando nel 1798 le terre ticinesi ottennero l’indipendenza all’interno della neonata Repubblica Elvetica, la prospera regione che aveva ottenuto l'immediatezza imperiale da Federico Barbarossa era solo un ricordo. La situazione nelle altre regioni non era, però, molto migliore.

 

I governi dei balivi d’Oltralpe non avevamo mai investito in un piano generale di sviluppo e tutte le strade presenti erano state realizzate prima dell’arrivo dei Confederati. Il neonato Canton Ticino dovette, quindi, avviare una delle più impegnative politiche di lavori pubblici della Svizzera.

 

Tra le priorità c’era proprio la necessità di ricollegare il Locarnese al resto del Cantone. L’ostacolo del fiume era stato superato con un primo ponte, ma mancavano ancora le strade. Ci vollero ancora cinque anni prima che fosse completato il collegamento con Bellinzona.

 

L’opera, però, si rivelò un’iniziativa più simbolica che funzionale. Infatti, la popolazione continuò a prendere il traghetto a Cugnasco, finché nel 1907 fu realizzato lo “stradonino” con il ponte in ferro di Quartino.

 

Le difficoltà di movimento, però, non riguardavano solo quelle con le altre regioni ticinesi. In una regione ricca di fiumi e torrenti come il Locarnese, non mancavano gli ostacoli interni. E il collegamento fra le due sponde del fiume Maggia era sicuramente il più urgente.

 

Ancora all’inizio dell’Ottocento la popolazione di Losone e del resto della sponda destra poteva raggiungere Locarno unicamente con un “navetto” agganciato a una corda. I lavori per la costruzione del Ponte di Ascona, come venne chiamato nonostante collegasse Losone con Solduno, prese avvio nel 1816. Il cantiere non si era ancora concluso che l’anno seguente una piena lo distrusse parzialmente e si dovette ricominciare da capo.

 

L’opera fu terminata nel 1822, ma resistette poco più di un decennio prima di essere nuovamente distrutta. Durante il resto del secolo si continuò a riparare il ponte che veniva poi regolarmente abbattuto dalle piene. Era evidente che nessun’infrastruttura potesse reggere alla violenza delle acque, finché non fosse stato arginato il fiume.

 

La rete stradale prende forma

L’arginatura non è un’opera viaria, ma ha indirettamente permesso di collegare stabilmente il nostro Comune al resto del Cantone. I lavori di incanalamento del fiume Maggia presero avvio nel 1890 e si concluderanno solo quasi 40 anni dopo, ma già nel 1895 fu possibile costruire un ponte di metallo sul primo tratto di argine. Finalmente i collegamenti per Losone erano definitivamente garantiti. Le due sponde erano unite, ma la rete stradale losonese era ancora molto ridotta.

 

Qualche volta sono le vie di comunicazione a promuovere lo sviluppo, ma in altri casi sono le attività a richiedere il miglioramento delle infrastrutture. L’arginatura non offrì solo un sostegno al ponte, ma liberò una vasta area pianeggiante nell’entroterra. Durante la Seconda guerra mondiale fu possibile bonificare le zone delle Gerre e dei Saleggi grazie all’aiuto degli internati polacchi e ucraini, ma anche africani e indiani.

 

Questa notevole disponibilità di terreni attirò attenzione degli imprenditori e anche della Confederazione. Nel 1951 Armasuisse fece costruire ad Arbigo la Caserma San Giorgio, dove avviare il primo centro d’istruzione delle forze speciali svizzere. Le poche strade sterrate che attraversavano i campi furono rapidamente potenziate e la rete viaria fu estesa.

 

La necessità di asfaltare era anche dettata da questioni di salute. Stavano iniziando a circolare sempre più automobili che a ogni passaggio sollevavano nuvole di polvere, lasciandosi alle spalle una scia di pedoni tossicchianti. 

 

Fu in questo periodo che si delineò quella che è divenuta una delle principali arterie di Losone. Via Mezzana permise di aggirare gli stretti vicoli dei nuclei storici per raggiungere direttamente la Piazza d’armi. Allo stesso tempo rese raggiungibili diversi appezzamenti privati nelle campagne losonesi, mentre venivano realizzate svariate vie trasversali.

 

Nei decenni successivi lo sviluppo della rete stradale di Losone andò di pari passo con la crescita della popolazione e delle attività imprenditoriali.

 

La strada, un’infrastruttura multifunzionale

Abbiamo visto come la prima grande infrastruttura viaria che ha contribuito alla storia di Losone era stata realizzata nel Bellinzonese. Anche la più recente delle grandi opere non ha visto la luce sul territorio comunale.

 

Nel 1996 l’inaugurazione della Galleria Mappo-Morettina non ha solo significato il dimezzamento del traffico nel centro di Locarno, ma avuto un notevole impatto anche sul nostro Comune. Losone si è ritrovato all’improvviso più vicino al resto del Cantone. La riduzione delle distanze ha favorito le attività commerciali e artigianali dell’area dei Saleggi-Ponte Maggia e promosso lo sviluppo residenziale.

 

Negli ultimi decenni i grandi progetti hanno lasciato il posto a importanti iniziative di ammodernamento e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali. Le strade stanno diventando uno spazio sempre più accogliente per tutta l’utenza. La progettazione prende in considerazione le necessità non più solo delle auto, ma anche delle biciclette e soprattutto dei pedoni. Un’attenzione particolare è assicurata ai più piccoli, alle persone anziane, ipovedenti o con difficoltà motorie.

 

Allo stesso tempo le strade non sono più solo uno luogo dove si spostano persone e veicoli. Al di sotto del manto stradale c’è molto di più. Sotto l’asfalto si snodano: la rete elettrica, le condotte dell’acqua potabile e le canalizzazioni delle acque luride e persino il calore.

 

La rete di teleriscaldamento della centrale termica ERL raggiunge, infatti, quasi 4,5 chilometri di estensione sotto le vie losonesi. Sono tante reti di distribuzioni che devono essere regolarmente ammodernate e potenziate. Persino le vie di comunicazione virtuali non possono fare a meno dello spazio fisico. Internet viaggia, infatti, in strada o, meglio, sotto di essa, dove si è posata la fibra ottica.

 

Anche se adesso gran parte della nostra vita si svolge online, abbiamo ancora bisogno delle strade.

 

Bibliografia:

  • Le strade del Canton Ticino: Le vie di comunicazione dall’Ottocento al secondo dopoguerra, Giorgio Bellini con la collaborazione redazionale di Marco Marcacci, Fontana Edizioni, 2016.
  • Le vie di comunicazione storiche nel Cantone Ticino, Inventario delle vie di comunicazione storiche della Svizzera IVS, Ufficio federale delle strade (USTRA), 2006.
  • Losone, Romano Broggini, Associazione Legato delle 3 Squadre del Basso Losone, 2003.
  • Losone: patrizi e patriziato nel contesto comunale, Fausto Fornera, Armando Dadò editore, 2004.

Foto: La passerella percorsa da binari per il trasporto del pietrisco per i lavori di incanalamento del fiume Maggia (Archivio di Stato del Cantone Ticino - ASTi, fondo Angelo e Valentino Monotti, S/11.16, 24 marzo 1893, Angelo Monotti)

Venerdì 29 Settembre 2023Ritorna

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