Era il 1892, in piena Belle Époque, quando gli uomini di Losone, vestiti con i loro abiti migliori, si recarono alle urne per eleggere il proprio Municipio con il sistema proporzionale.
Erano passati solo un paio d’anni da quando in Ticino per la prima volta al mondo era stato sperimentato questo nuovo sistema elettorale, in cui ogni suddivisione politica ottiene una rappresentanza proporzionata alla sua forza numerica.
Forse oggi ad alcuni di noi può apparire come un modesto cambiamento, ma allora segnò profondamente la vita istituzionale del nostro Paese. Il proporzionale favorì la diffusione di quella cultura del consenso che è uno dei pilastri della democrazia elvetica.
Nonostante il concetto di “concordanza” non sia mai stato definito chiaramente nei testi legislativi, è un elemento essenziale per il buon funzionamento delle istituzioni e per la convivenza fra i diversi gruppi che compongono la nostra società.
La ricerca del compromesso è stata naturalmente un filo ricorrente della storia plurisecolare della Svizzera. Il nostro Paese ha preso forma inizialmente come una lasca alleanza di piccoli staterelli con interessi comuni e ogni confederazione si distingue per la costante necessità dei suoi membri di trovare degli accomodamenti fra le esigenze di ognuno. Questo non ha, però, evitato che nascessero dei conflitti.
Le vicende della vecchia Confederazione sono state segnate da diverse contrapposizioni: Cantoni contro Cantoni, città contro campagna, cattolici contro protestati. Anche la nascita della Svizzera moderna non ha attenuato troppo i contrasti. Nell’Ottocento anche il Ticino ha condiviso il burrascoso rapporto fra il gruppo liberale e quello conservatore che ha dominato la politica nazionale per tutto il secolo.
Dalla tragedia, la concordanza
Quando i losonesi votarono per la prima volta con il sistema proporzionale, non furono confrontati con una grande scelta. Anche a Losone c’erano ancora solo due grandi suddivisioni politiche.
Il locale gruppo liberale era guidato dai membri delle più influenti famiglie patrizie di allora. Don Siro Borrani, parroco di Losone durante quel periodo, cita in particolare l’imprenditore Alessandro Broggini e Giuseppe Giroldi, presidente della Società liberale di mutuo soccorso, definito “nemicissimo del Cattolicismo”.
Un’altra figura importante del partito liberale losonese era anche l’anziano Battista Albertini, di cui Borrani ricorda “la potenza della sua borsa”. Personaggio forte della controparte conservatrice era ovviamente proprio Don Borrani che l’anno precedente all’introduzione del proporzionale fondò la “Società cattolica di mutuo soccorso”.
Nel nostro Comune il conflitto fra liberali e conservatori non divenne mai turbolento, ma a livello cantonale fu segnato da una tragedia che avviò il percorso verso la concordanza nella Confederazione. Nel 1890 il giovane Consigliere di Stato Luigi Rossi fu ucciso a soli 24 anni da un colpo di pistola durante una sommossa provocata dal gruppo liberale contro il governo conservatore.
Il Consiglio federale intervenne inviando un commissario speciale che riportò la calma. Gli anni seguenti furono dominati dalle discussioni attorno al sistema proporzionale ormai individuato come l’unica soluzione per mettere definitivamente fine alla contrapposizione fra liberali e conservatori.
La collaborazione è d’obbligo
Non si trattava di un semplice aggiornamento del sistema elettorale. Il proporzionale richiedeva anche un cambiamento di prospettiva e un nuovo modo di lavorare.
Se, infatti, il nuovo ordinamento fu accolto con favore per le elezioni del Gran consiglio, la sua introduzione a livello di esecutivo stravolgeva il pensiero politico fino allora dominante. Anche gli studiosi, che in precedenza si erano interessati al proporzionale, non avevano mai immaginato di estenderlo alle elezioni di un governo.
C’era la convinzione che non fosse possibile collaborare, quindi, si rischiava di bloccare il lavoro dell’esecutivo. Un esecutivo proporzionale è diverso da un governo di coalizione. In Municipio, come in Consiglio di Stato, i suoi membri hanno tutti le stesse prerogative e anche il sindaco è un “primus inter pares” (primo tra pari).
Si temeva, inoltre, che il nuovo sistema avrebbe promosso la proliferazione dei partiti e la frammentazione del panorama politico. Questi timori dovevano essere condivisi anche a Losone, perché il numero di membri del Municipio passò da tre a sette l’anno della prima elezione con il proporzionale.
I timori si dimostrarono solo parzialmente fondati, perché già l’elezione successiva il Municipio di Losone era stato ridotto a cinque membri. Tuttavia, già durante i primi anni si iniziò a osservare casi di scissioni partitiche. Don Borrani fu, infatti, spinto alle dimissioni dall’avvocato conservatore Ignazio Modini, principale rappresentante dell’ala dissidente del movimento.
Siamo tutti d’accordo
Nonostante il moltiplicarsi dei partiti, che nel 1898 coinvolse anche l’ala estrema dei liberali che si staccò per formare il partito socialista, la convivenza forzata impose ai politici di sviluppare una nuova cultura del consenso. Quello che inizialmente fu percepito come un ostacolo alla regolare attività di governo, consentì ai politici di liberarsi dal fardello dei dogmi ideologici per concentrarsi su temi concreti.
Municipali e Consiglieri di Stato hanno dovuto in un certo senso abbandonare le vesti di politici e diventare amministratori. Non deve sorprendere, quindi, se un municipale è prima di tutto un “capo dicastero” e una consigliera di Stato è una “direttrice”, quasi fossero dei funzionari eletti che guidano degli uffici pubblici.
La democrazia di concordanza richiede un approccio pragmatico, in cui i principi astratti sono messi da parte per cercare di trovare insieme una posizione condivisa.
Il sistema proporzionale non ha significato la scomparsa del concetto di maggioranza. Quest’ultima ha preso una forma più realistica, rendendo manifesta la sua composizione di diverse minoranze che collaborano. È una maggioranza flessibile che vede le minoranze convergere in modo variabile su questioni concrete.
Naturalmente, queste discussioni non devono condurre necessariamente all’unanimità. Tuttavia, i Municipi e gli altri esecutivi devono rispettare il principio della collegialità, uno dei pochi elementi della concordanza sancito per legge.
Verso l’esterno municipali e consiglieri di Stato devono mostrarsi uniti e sostenere pubblicamente le decisioni che sono state prese, anche se intimamente non le condividono.
Prima si discute, poi si presenta una proposta
La concordanza non è, però, una tradizione che può essere ridotta alle sole aule delle autorità politiche. La cultura del consenso è vissuta da tutta la cittadinanza nell’arco dell’anno.
Gli strumenti della democrazia diretta contribuiscono a spingere le forze politiche e la popolazione a mettere da parte preconcetti e ideologie per concentrarsi su temi concreti. Nel 1830 il Ticino fu il primo Cantone in Svizzera a introdurre il referendum nella sua costituzione, mentre l’anno seguente diversi Cantoni approvarono l’iniziativa popolare. Entrambi gli strumenti furono poi estesi a livello federale nel 1848.
Tuttavia, non è la votazione popolare in sé che ha promosso la cultura del consenso, ma è stato piuttosto la volontà di evitare gli ostacoli e rallentamenti che conseguono a un referendum. La concordanza trova la sua forza nella procedura di consultazione che precede la proposta di una legge per appianare fin dal principio eventuali opposizioni.
Lo spauracchio del referendum, non solo impone ai gruppi parlamentari di impegnarsi per raggiungere un compresso fra loro, ma anche di coinvolgere associazioni di categoria e altri portatori di interesse che potrebbero lanciare un referendum. Nella fase preparatoria di un progetto legislativo tutti sono invitati a esprimersi sul testo durante quello che è definito periodo di consultazione.
La democrazia di concordanza, un processo in divenire
La volontà di mettere continuamente in discussione le proprie idee, per raggiungere una soluzione condivisa è un elemento centrale della cultura del consenso. La stessa democrazia di concordanza ha avuto uno sviluppo graduale, dovendosi confrontare con necessità anche contrastanti.
Il nostro Cantone è stato all’avanguardia in questo processo prima con l’introduzione del referendum e poi come laboratorio per il sistema proporzionale. Se gli strumenti della democrazia diretta si sono diffusi piuttosto rapidamente, l’elezione proporzionale ha, invece, faticato diversi decenni prima di imporsi nella Confederazione.
A livello comunale, il Ticino è ancora l'unico cantone svizzero insieme a Zugo, in cui questo sistema è in vigore in tutti i Comuni, mentre solo nel 1919 il Consiglio nazionale fu eletto per la prima volta con il proporzionale. Il Consiglio federale, il governo della Confederazione, ancora adesso, diversamente dai Municipi e dal Consiglio di Stato ticinesi, è eletto con il sistema maggioritario.
Tuttavia, la cultura del consenso vi ha trovato spazio grazie a quella che è definita la “formula magica”, l’intesa non scritta che consente ai maggiori gruppi politici di avere una propria rappresentanza in governo.
La democrazia di concordanza, più che sulle leggi e sulle istituzioni, si fonda prima di tutto sulle persone e la loro volontà di collaborare. Ognuno è responsabile del buon funzionamento di una democrazia.
La cooperazione richiede la disponibilità a riconoscere che i problemi della società devono essere risolti trovando insieme una risposta, anche a costo di lasciare tutti insoddisfatti.
Bibliografia:
- Losone: patrizi e patriziato nel contesto comunale, Fausto Fornera, Armando Dadò editore, 2004.
- Il cittadino e il voto, Andrea Ghiringhelli, Armando Dadò editore, 1995.
- Storia del Canton Ticino, Giulio Rossi e Eligio Pometta, 1980.
- Dizionario storico della Svizzera (DSS), https://hls-dhs-dss.ch/it/.
Immagine: cartolina per la votazione sul sistema proporzionale nel Canton San Gallo. La Giustizia siede tra due gruppi di persone, uno che litiga in maniera caotica (maggioritario), l'altro che vota in modo ordinato (proporzionale), ca 1920 (sconosciuto/Schweizerisches Sozialarchiv-Archives Sociales Suisses).